L'ULTIMA
Contro un Genoa che si è salvato matematicamente la settimana scorsa e che in teoria viene all'Olimpico senza particolari velleità, la Roma gioca l'ultima di campionato. Una partita fondamentale che ci aprirebbe in caso di vittoria le porte alla Champions della prossima stagione direttamente ai gironi senza passare per i preliminari, ma soprattutto l'ultima in maglia giallorossa del nostro simbolo più fulgido e importante, l'uomo che per 25 anni ha rappresentato Roma nel mondo, regalandoci emozioni indimenticabili e gioie indelebili: FRANCESCO TOTTI.
LA PARTITA
L'Olimpico, tranne il minuscolo spicchio dove prendono posto un centinaio di tifosi genoani, è come ci si aspettava: pieno in ogni ordine di posto e tutto per Lui. Uno spettatore su due indossa una maglia col numero 10 sulle spalle, o una di quelle dedicate al nostro immenso Campione nel corso degli anni. L'emozione che pervade lo stadio intero è un qualcosa di indescrivibile. La mente e il cuore di tutti i presenti, formano un ideale tutt'uno con quelli del Capitano. La squadra inizia il riscaldamento in un'atmosfera surreale, scandita dai cori dedicati solo a Lui, il più grande Campione della nostra storia. Dagli sguardi degli undici titolari e dei panchinari inquadrati nei maxischermi traspare la stessa emozione che si vive sugli spalti. Emozione che costerà, dopo 3 minuti, il vantaggio del Genoa. La doccia fredda scuote l'undici giallorosso che riprende subito coscienza del momento e dell'importanza della vittoria. La partita della Roma inizia da lì.
Un assedio infinito che porterà al pareggio di Dzeko (capocannoniere serie A 2016-2017) dopo pochi minuti, almeno un altro paio di clamorose occasioni fallite prima di andare al riposo, dallo stesso Dzeko e da El Shaarawy, oltre ad un clamoroso rigore su Dzeko, che Tagliavento (quello daa riomma, come dicono i laziesi) non concede.
C'è purtroppo da registrare anche un grave infortunio. La maledizione dei legamenti crociati continua. Dopo Rudiger, Mario Rui e Florenzi (2 volte), quello di Emerson Palmieri fresco di convocazione nella nazionale italiana, è l'ennesimo legamento crociato che salta ai giocatori della Roma. Con ogni probabilità rivedremo in campo solo ad ottobre, il calciatore che quest'anno più di tutti ha sorpreso positivamente gli addetti ai lavori e i tifosi della Roma 2.0, espertoni che l'avevano bocciato fin dalle prime apparizioni su quella fascia sinistra che poi è diventata di sua proprietà. Ma per fortuna Spalletti capisce di calcio.
In bocca al lupo Emerson!
La ripresa inizia con la Roma sempre padrona del campo, ma tutti aspettano solo l'ingresso in campo di Francesco Totti. A fargli posto è Salah, tra i mugugni di parte del pubblico che non approva (tanto per cambiare) le scelte dell'allenatore che ha fatto più punti in campionato nella storia della Roma. Quello che i mugugnatori non sanno, è che il 26 maggio è iniziato il Ramadan e Salah da musulmano praticante potrebbe risentirne fisicamente (i musulmani durante il giorno tra le altre cose sono tenuti a digiunare, limitandosi a consumare un piccolo pasto serale che interrompe il digiuno fino al mattino successivo).
La Roma insiste, crea occasioni, ma non riesce a sfondare la linea Maginot eretta da Juric. Ci riesce alla mezz'ora, grazie al lancio illuminante di Strootman, raccolto da Dzeko e servito a De Rossi che batte a rete e porta al meritato vantaggio giallorosso.
Passano 5 minuti e il Genoa, quello "per niente motivato, perchè appagato dalla salvezza già raggiunta una settimana prima" (cit. tifoso napoletano/laziale) passa di nuovo con Lazovic, complici le gravi indecisioni di Szczesny e di Fazio. Il portiere si riscatta due minuti dopo uscendo sui piedi
dello stesso Lazovic, lanciato in un contropiede che poteva rivelarsi micidiale, salvando con l'aiuto del palo. Fazio lo farà 10 minuti dopo, schierato in avanti da Spalletti per sfruttare le sue doti aeree, raccogliendo di testa un cross di Nainggolan deviandolo verso Dzeko, il quale appoggia per l'accorrente Perotti che mette alle spalle di Lamanna il gol che vale la Champions.
È il 90'. I 3 di recupero li passerà Totti vicino alla bandierina del corner, come ai vecchi tempi. Fischia Tagliavento, la Roma ha vinto, lo stadio esplode, la festa può iniziare!
C'È SOLO UN CAPITANO!
Un'enorme maglia giallorossa col numero 10 viene srotolata al centro del campo in attesa dell'arrivo del Capitano, che dopo qualche minuto con gli occhi lucidi, saluta i compagni in lacrime anche loro, come tutto lo stadio e come molti tra quelli davanti ai televisori. L'abbraccio con la moglie e i tre figli, le lacrime, il giro di campo tra la sua gente, quella che l'ha amato e sostenuto per 25 anni e che non poteva mancare oggi, a far da cornice a questo evento storico per la Roma e per lo sport italiano e mondiale. Checchè ne dicano gli invidiosi, i suoi detrattori di professione, quelli che non hanno mai perso occasione per gettare fango su un Campione ed un uomo meraviglioso, oggi si chiude una delle pagine più belle del calcio mondiale.
La storia sua, la nostra, quella della Roma, è nel suo discorso di commiato pronunciato tra una battuta e una pausa di commozione. (IL VIDEO)
La storia è quella che abbiamo vissuto insieme per 25 anni, che mi hai fatto vivere, che mi hai regalato tu, mio Capitano. Oggi finisce, ma inizia la tua leggenda. Grazie France', grazie Capitano.
Daje Roma!
Sandro