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ALBERTO SORDI

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25 Febbraio 2003 se ne va un pezzo di Roma.

Alberto Sordi è morto stanotte nella sua villa romana a piazza Numa Pompilio, in seguito alla grave malattia che lo affliggeva da sei mesi. Il 15 giugno scorso aveva compiuto 82 anni, quasi tutti dedicati al cinema, interprete unico di una carrellata di personaggi che incarnavano, con grande realismo, quello che era l'italiano medio.
Un artista che, con i suoi 190 film ha raccontato l'Italia come nessuno ha mai saputo fare. Meglio di chiunque altro ha saputo interpretare pregi e difetti, vizi e virtù, drammi e contraddizioni, debolezze e disincanto di questo nostro Paese. Ne è stato di volta in volta: vedovo, vigile, vitellone, detenuto, magistrato, mafioso, borghese, marchese, americano, medico, soldato, emigrante, seduttore, tassinaro e chissà quanti altri. Un simbolo, Albertone, che lascia nel cuore di tutti gli italiani e dei romani in particolare, un vuoto pressochè incolmabile. Romamor con queste poche righe, vuole ricordarti così Alberto: come un grande italiano, un grande romano e un grande romanista.

 

Resteranno dentro di noi i tuoi personaggi: ora buffi, ora drammatici, spesso divertenti, a volte amari. Così simili a noi, non solo romani, ma italiani tutti. Romamor vuole onorare la tua memoria con una serie di immagini tratte dai tuoi films, raccolte nel web ed elaborate dal nostro staff.

Alberto Sordi

I temi per il desktop (nelle versioni 800x600 e 1024x768) e
lo screensaver dedicato al nostro Albertone, sono disponibili
nell'AREA DOWNLOAD di ROMAMOR e nella pagina DESKTOP COLLECTION.


LA BIOGRAFIA E IL RICORDO

25 Febbraio 2003, muore Alberto Sordi, Romano de Roma.
Nato il 15 giugno 1920 in via San Cosimato, nel cuore di Trastevere, da Pietro Sordi, direttore d'orchestra al Teatro dell'Opera di Roma e da Maria Righetti, insegnante. Vero e proprio simbolo per gli italiani, che lo hanno seguito e amato nell'arco di tutta la sua lunga carriera.
Nel 1936 abbandona la scuola e dà il via alla sua carriera professionale: si iscrive all'Accademia dei Filodrammatici di Milano, ma ne viene espulso per il suo spiccato accento romano, giudicato eccessivo. Da qui la decisone di fare del romanesco, il dialetto della Capitale, la chiave della sua comicità.
La prima svolta artistica arriva nel 1937, quando Sordi vince il concorso della MGM e diventa il doppiatore ufficiale di Oliver Hardy (Ollio) in Italia, dando vita, con la sua voce, ad una sorta di "personaggio nel personaggio" indimenticabile.
L'esordio nel cinema avviene a diciannove anni interpretando ruoli minori in vari film, fino ad arrivare al suo primo ruolo da protagonista a ventidue, ne "I tre aquilotti" di Mario Mattioli. Nell'immediato dopoguerra fu grande interprete di personaggi nell'avanspettacolo, nella rivista ed in radio, dove diede vita ai famosi: Mario Pio, il signor Coso ed il conte Claro, interpretazioni che gli valsero grande popolarità. Nel 1950 fonda con Vittorio De Sica la Pfc (Produzione film comici) e inizia le riprese del suo primo film da protagonista, "Mamma mia che impressione", (1951) di cui scrive anche soggetto e sceneggiatura, per la regia di Roberto Bavarese.
La prima vera svolta professionale, avviene grazie all'incontro con Federico Fellini che lo dirige ne "Lo sceicco bianco" (1952) ed "I vitelloni" (1953), presentandocelo nei panni di giovane infingardo, a volte vile, spesso indolente, ma sempre furbo, ruolo questo costantemente ripetuto nella sua carriera di re incontrastato della commedia all'italiana.
Diede vita ad una galleria di personaggi fra i più svariati, incarnando un certo tipo di italiano medio con grande realtà e partecipazione. I suoi personaggi, a dire il vero quasi mai positivi, venivano raccontati con una tale cattiveria, da far sospettare una sorta di suo compiacimento nel farlo, sempre e comunque con una classe recitativa praticamente senza uguali.
190 i film interpretati da Albertone, tra i quali ricordiamo: "Un americano a Roma" (1954), "Il seduttore " (1954), "Il marito" (1958), "La grande guerra" (1959), "Tutti a casa" (1960), "Una vita difficile" (1961), "Mafioso" (1962), "Il medico della mutua" (1968), "Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata" (1971), "Detenuto in attesa di giudizio" (1971), "Lo scopone scientifico" (1972), "Un borghese piccolo piccolo" (1977).
Molti i registi che lo hanno diretto oltre a quelli già citati: Steno, Luigi Comencini, Mario Monicelli, Dino Risi, Alberto Lattuada, Luigi Zampa, Nanni Loy.
È stato anche regista di se stesso in: "Fumo di Londra" (1966) sua opera prima, continuando negli anni con: "Un italiano in America" (1967), "Amore mio aiutami" (1969), "Polvere di stelle" (1973), "Finché c'è guerra c'è speranza" (1974), "Il comune senso del pudore" (1976), "Io e Caterina" (1980), "Il tassinaro" (1983), "Tutti dentro" (1984).


Con lui muore l'arte di rappresentare i vizi e le virtù degli italiani.
Molte le partecipazioni al lutto soprattutto da parte di semplici cittadini, quelli che più piacevano a lui "romano de Roma". I primi ad arrivare per salutare Alberto Sordi sotto casa sua, sono stati proprio i romani. Appena si è sparsa la notizia, centinaia di persone hanno raggiunto la villa di piazzale Numa Pompilio per dare l'ultimo saluto al grande attore. Molti di loro hanno portato fiori, come le rose gialle e rosse che qualcuno ha deposto davanti al cancello.
La camera ardente allestita in Campidoglio, nell'Aula Giulio Cesare dove si svolse anche quella per Luigi Petrocelli, è rimasta aperta tutto il giorno e tutta la notte fino all'indomani. Meta di migliaia di persone che hanno voluto rendere l'ultimo omaggio ad un grande italiano, ma soprattutto un grande romano, che ha saputo incarnare meglio di chiunque altro lo spirito vero di questa città.
Ai funerali, svoltisi nella Piazza di San Giovanni in Laterano, hanno partecipato decine di migliaia di persone, venute da tutta Italia, che lo hanno avvolto in un grande abbraccio, l'ultimo…

America', quanno starai lassù, faje Tarzan!

Ciao Albe', mi mancherai.
Sandro