"IL LAZIALE"
Già nel mondo appena nati coi problemi sulle spalle
proseguire è assai duro senza rompersi le palle.
Se nel mezzo di un cammino in un giorno assai normale
della vita il tuo destino ti si mette proprio male
che al risveglio un bel mattino già nel pieno dello strazio
te impazzisci e all'improvviso dici: "mo me sa che tifo lazio".
E se prima eri jellato e t'annava tutto male
mo la sfiga l'hai sposata, basta di' che sei laziale.
E pe' datte un po' di tono dici: "so' del novecento
e del calcio a Roma siamo il primo documento".
Ti riempi allor d'orgoglio, come fa soltanto un pazzo
ma in più de cento anni nun hai vinto quasi un cazzo.
Ed Olimpia su dall'alto che vi osserva assai contenti
sugli spalti svolazzando dice: "Guarda tu 'sti deficienti".
Ed allora ti deprimi. ormai privo di lignaggio
guardi solo le altre squadre, gran campione de gufaggio.
E l'invidia ti divora e ti invade in un baleno.
T'abbandona la ragione, ti rimane in più il veleno.
Ma ti senti ormai obbligato, alla maglia affezionato
di un celeste ormai sbiadito e ai ricordi ancor legato
mentre er sor Lotito, chiaro e illustre presidente
sotto sotto immantinente, magna beve e face niente.
Non si sa per quale arcano e neppur per quale evento
tu continui la tua strada, tifi, perdi e sei contento
ed ormai espressamente come cosa ormai fatale
ti si legge sulla fronte: tocca ferro so' laziale!
Poesia
inviata da:
Sergio Marinelli
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