E come dicono
le parole di una canzone "giorni gloriosi giorni da sognare" in un tuo eterno
sogno su cui volare È la tua favola, Francesco, che sto raccontando
dopo anni di amore, sacrificio spesi giocando. Nella tua mente, chissà
cosa avrai pensato, quando su punizione la palla entrava, mentre lo stadio
eccedeva di esaltazione forse al tuo gol più bello, ma dopo 100 è
difficile stabilire quale è il pił emozionante per cui gioire. Di
tacco, di astuzia, di potenza, di precisione, o su calci piazzati, su calci
di rigore o per una tua personale azione. Combattendo con tenacia, sfidando
la paura, con autorevole saggezza non ho mai visto trasparire dal tuo viso
un velo di tristezza. Chi avrebbe mai scommesso con determinata affermazione
di vedere un bambino cresciuto in fretta, diventare un campione. Ma il
calcio è come la vita. Si deve crescere in un istante non c'è
solo fama e successo, le responsabilità sono tante. E quando un giorno,
sfogliando l'album dei ricordi, spensierato una lacrima scenderà a
pensare a chi t'ha davvero amato, a un pubblico che si è immedesimato
in te, rendendoti unico capitano quando ad ogni partita prendevi la Roma per
la mano. Pensando a ciò mi sale un po' di malinconia percorrendo
la strada del ritorno, te ne andrai via. Ma sono contenta nel dire tra tanti
anni di aver conosciuto il migliore giocatore che la Roma ha mai avuto. E
nel mio cuore non ci sarà mai posto per un altro giocatore perchè
sei affezionato alla maglia, lotti come se fossi l'unico salvatore. In fondo
la tua favola, è anche quella che ogni tifoso desidera un romano di
Roma, giocare nella squadra del cuore e diventare una bandiera. Ciò
che ho voluto raccontare con sana coscienza al mondo intero di un semplice
uomo, della sua squadra, e del suo amore vero. Manuela
DE CONCILIIS |